Il beato Carlo Acutis
Il beato Carlo Acutis, nato e cresciuto a Milano, aveva 15 anni quando, il 12 ottobre 2006, fu stroncato da una leucemia fulminante all’ospedale San Gerardo di Monza.
Quella di Carlo è stata una breve ma significativa testimonianza di vita autenticamente cristiana, tanto da essere citato più volte da Papa Francesco nell’esortazione apostolica post-sinodale Cristus vivit su giovani, fede e discernimento vocazionale:
Non è caduto nella trappola. Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento. In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro, non offrono a questo mondo quelle capacità così personali e uniche che Dio ha seminato in ognuno. Così, diceva Carlo, succede che “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”.
Da quando ha ricevuto la Prima Comunione a 7 anni, Carlo non ha mai mancato l’appuntamento quotidiano con la Santa Messa. Cercava sempre o prima o dopo la celebrazione eucaristica di sostare davanti al Tabernacolo per adorare il Signore presente realmente nel Santissimo Sacramento.
Per citare le stesse parole di Carlo: «La nostra meta deve essere l’infinito, non il finito. L’Infinito è la nostra Patria. Da sempre siamo attesi in Cielo». Per orientarsi verso questa meta e non “morire come fotocopie” Carlo diceva che la nostra Bussola deve essere la Parola di Dio, con cui dobbiamo confrontarci costantemente. Ma per una meta così alta servono mezzi specialissimi: i Sacramenti e la preghiera. In particolare Carlo metteva al centro della propria vita il Sacramento dell’Eucaristia che chiamava «la mia autostrada per il Cielo».
Facendo così, Carlo riesce a portare quello stile di vita appreso alla scuola dell’Eucaristia: lo stare tra i banchi di scuola, in pizzeria con gli amici o in piazzetta per la partita di pallone, o usare il computer, diventa Vangelo vissuto. Carlo è riuscito in modo straordinario, pur vivendo una esistenza ordinaria come quella di tanti, a dedicare la propria vita, attimo dopo attimo, al fine più alto a cui tutti gli uomini sono chiamati: la beatitudine eterna con Dio.
Riesce a trovare il tempo per insegnare catechismo ai bambini che si preparano alla Prima Comunione e alla Cresima; a fare il volontariato alla mensa dei poveri dei cappuccini e delle suore di madre Teresa; a soccorrere i poveri che vivono nel suo quartiere; ad aiutare i bambini in difficoltà con i compiti; a fare opere di apostolato con internet; a suonare il sassofono; a giocare a pallone; a progettare programmi con il computer; a divertirsi con i videogiochi; a guardare i film polizieschi e a girare filmini con i suoi cani e i suoi gatti.
Carlo, “l’innamorato di Dio”, ha vissuto questa forte presenza del divino nella sua vita terrena e ha cercato in tutti i modi di trasmetterla generosamente anche agli altri e tutt’ora, continua a intercedere affinché tutti possano mettere Dio al primo posto nella propria vita e dire come Carlo: «Non io ma Dio»; «Non l’amor proprio ma la gloria di Dio»; «La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio».
Carlo era dotatissimo per tutto ciò che è legato al mondo dell’informatica tanto che sia i suoi amici, che gli adulti laureati in ingegneria informatica lo consideravano un genio. Restavano tutti meravigliati dalla sua capacità di capire i segreti che l’informatica nasconde e che sono normalmente accessibili solo a coloro che hanno compiuto studi universitari. Gli interessi di Carlo spaziavano dalla programmazione dei computer, al montaggio dei film, alla creazione dei siti web, ai giornalini di cui faceva anche la redazione e l’impaginazione.
Era insomma un mistero questo giovane fedele della Diocesi di Milano, che prima di morire è stato capace di offrire le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa. Nonostante quello che si potrebbe pensare di un giovane candidato agli onori degli altari, Carlo era un ragazzo assolutamente normale, come la maggior parte dei suoi coetanei, ma con un’armonia assolutamente speciale, grazie alla sua amicizia con Gesù.
Carlo e Pompei
La Madonna era la sua grande confidente e non mancava mai di onorarla recitando ogni giorno il Santo Rosario. Amava dire che: «Il Rosario è la scala più corta per salire in Cielo». Insieme con mamma Antonia è stato pellegrino a Pompei diverse volte fino a consacrarsi alla Vergine del Santo Rosario.
Il 9 novembre 2019, in un incontro con i giovani di Pompei, mamma Antonia disse che «Se Carlo verrà proclamato Beato sarà merito delle Novene alla Madonna di Pompei!».
All’indomani dell’anniversario dell’arrivo a Pompei del Quadro della Madonna (13 novembre 1875), veniva riconosciuto il miracolo che avrebbe portato Carlo alla beatificazione, avvenuta il 10 ottobre 2020. Ancora una volta Pompei è stata crocevia di santità!
Qualche giorno dopo la cerimonia di beatificazione celebrata ad Assisi, la famiglia Acutis è ritornata a Pompei per ringraziare la Madonna. In quell’occasione l’Arcivescovo di Pompei, S . E. mons. Tommaso Caputo, ha benedetto la prima statua dedicata al novello beato Carlo e il pannello che oggi si trova nella sala digitale del nostro C’entro, inaugurato il 3 maggio, giorno in cui Carlo avrebbe festeggiato 30 anni. Pompei è stata casa per Carlo e desideriamo che, sul suo esempio e quello del beato Bartolo Longo, continui ad essere casa per i giovani, soprattutto quelli più disorientati, attraverso il C’entro.
La modernità e l’attualità di Carlo si coniuga perfettamente con la sua profonda vita eucaristica e devozione mariana, che hanno contribuito a fare di lui quel ragazzo specialissimo da tutti ammirato ed amato.
Carlo oggi riposa nel Santuario della Spogliazione ad Assisi.
Testimonianza mamma Antonia
Messaggio per l’inaugurazione
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